Simone Cola, blogger de L’uomo nel pallone e autore del libro Pionieri del Football ed esperto di calcio passato e presente ci parla in questo articolo della Bundesliga, dagli esordi all’attualità, immergendoci a fondo nella storia del calcio in Germania.
Se sei curioso di conoscere più da vicino questo importante pezzo di cultura tedesca, mettiti comodo e lasciati guidare nella storia della Bundesliga.
[amazon box=”8075620194″ description=”Nato come passatempo per i nobili rampolli dell’alta società, il football è diventato il fenomeno di massa che tutti conosciamo alla fine del XIX° secolo, e il suo percorso è stato lungo e travagliato. Dalla fondazione della Football Association alla nascita della Football League, dalle prime pittoresche amichevoli internazionali al Torneo Interbritannico, dai maestri inglesi ai professori scozzesi, Pionieri del Football racconta l’evoluzione del calcio nella terra in cui è nato: un viaggio che di anno in anno racconta le idee, gli eroi, le squadre e le partite che hanno segnato la nascita di quello che è sempre stato molto più di un gioco.”]
Di cosa parliamo in questo articolo?
La storia della Bundesliga: gli esordi
Il calcio arriva in Germania verso la fine del XIX° secolo.
Il merito è di Konrad Koch, professore di Greco, Latino, Storia e Geografia presso la prestigiosa scuola privata “Martino-Katharineum” di Braunschweig.
Leggenda vuole che Koch abbia appreso del football durante un lungo soggiorno in Inghilterra, ma negli anni questa ipotesi ha perso sempre più di consistenza: in ogni caso è lui, assieme al collega August Hermann, ad organizzare la prima partita di calcio in suolo tedesco, una sfida tra i propri rispettivi allievi datata 1874.
Nonostante inizialmente incontri l’ostilità di una società chiusa e conservatrice come quella prussiana, grazie al primo regolamento in tedesco – stilato sempre da Koch – il Fußball si diffonde rapidamente prima a Braunschweig e poi anche nelle città vicine, anche se la strada che porterà al professionismo è ancora lunga.
Fino al 1900 in Germania il calcio mantiene comunque una dimensione poco più che locale: è infatti con l’inizio del XX° secolo che viene fondata la DFB (Deutscher Fussball-Bund), la federazione calcistica tedesca.
Fino ad allora era usanza che ogni città o regione esprimesse una propria ‘squadra campione’ e che poi queste si sfidassero per determinare chi fosse campione di Germania.
Non mancarono in questo caso episodi curiosi.
Nel 1894 giungono alla sfida finale il Viktoria Berlino e l’FC Hanau, con questi ultimi che però invece di presentarsi sul campo degli avversari fecero arrivare un telegramma con il quale comunicavano il proprio ritiro in quanto impossibilitati a sostenere il costo del viaggio.
Il titolo viene assegnato dunque ai berlinesi, ma nel 2007 la federazione decide che quella gara va giocata davvero: le due squadre, oltre un secolo dopo e ormai lontanissime dal calcio che conta, scendono in campo per giocarsi il titolo rimasto in sospeso per più di cento anni.
A vincere, per la cronaca, è ancora il Viktoria Berlino.
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Gli anni delle Guerre
L’avvento del Nazionalsocialismo non soltanto non aiuta la crescita del movimento calcistico tedesco, ma addirittura finisce per danneggiarlo.
Nel Terzo Reich infatti vengono formati nuovi campionati regionali, ma praticamente ogni squadra si vede colpita viste le leggi razziali che impediscono agli ebrei di prendere parte a qualsiasi attività.
È così che mentre alcune squadre vengono letteralmente dissolte e riformate ex-novo, altre devono patire pesanti persecuzioni, come nel caso del Bayern Monaco, il cui presidente Kurt Landauer – di famiglia ebrea – riesce miracolosamente a scampare a Dachau fuggendo in Svizzera.
Non ha la stessa fortuna la sua famiglia, che viene uccisa così come il grande Julius Hirsch, tra i primi campioni tedeschi, morto ad Auschwitz.
Un’altra figura notevole di quegli anni riesce a scampare alla morte: è Gottfried Fuchs, capace alle Olimpiadi del 1912 di segnare 10 reti in una sola gara contro l’Impero Russo.
La Germania di quegli anni è tutt’altro che invincibile. Ssemifinalista nel 1934, nel 1938 viene clamorosamente eliminata al primo turno dalla modesta Svizzera, pur avendo inglobato – grazie all’annessione forzata dell’Austria – alcuni tra i migliori giocatori del mondo.
Il più grande di questi, Matthias Sindelar, rifiuta di giocare per la Germania Nazista, e forse per questo viene assassinato.
Esclusa “per punizione” dai Mondiali del 1950, si presenta a quelli del 1954 con poche speranze, che diminuiscono quando nel girone eliminatorio incassa una clamorosa sconfitta dall’Ungheria – ai tempi la squadra più forte del mondo – per 8 a 3.
Arrivata con grinta e carattere fino alla finale nonostante la pesante sconfitta, la squadra guidata da Sepp Herberger si trova di fronte ancora i fortissimi ungheresi nella partita che passa alla storia come “Il Miracolo di Berna“.
Sia per via del campo reso pesante dalla pioggia – che i tedeschi patiscono meno per via dei tacchetti intercambiabili ideati dal giovane Adi Dassler, futuro creatore del marchio “Adidas” – o per la troppa supponenza dei magiari, la Germania – sotto di due reti – rimonta e vince per 3 a 2.
In quell’occasione, per la prima volta dopo quasi un decennio, l’inno tedesco risuona in un luogo pubblico, e molti storici tedeschi individuano proprio in quella partita, proprio in quel momento, la rinascita della Germania non soltanto a livello calcistico.
Durante la Guerra Fredda
La storia della Bundesliga prosegue durante gli anni della Guerra Fredda, che vedono la Germania divisa avere due distinte federazioni calcistiche e di conseguenza due distinti campionati: nella DDR non sono pochi i casi di ingerenza da parte degli organi politici nelle fortune e sfortune calcistiche.
Un caso famoso è quello dell’Empor Lauter, una piccola ma fortissima squadra di minatori che nottetempo viene trasferita in blocco a Rostock, 500 km più a nord: il sindaco di Rostock, con agganci nella STASI, voleva una squadra forte per la sua città e viene così accontentato.
Anche a Lipsia si desiderava vincere, e fu così che i vertici del partito collocarono tutti i migliori giocatori delle squadre cittadine in un’unica compagine, l’SC Leipzig, lasciando che gli “scarti” confluissero nella Chemie, squadra che venne ovviamente chiamata sarcasticamente “il resto di Lipsia”.
Ebbene furono proprio gli “scarti” a vincere il campionato del 1964, in barba ai partiti politici.
Sul finire degli anni ’70 a Est emerse prepotentemente la Dinamo Berlino, squadra controllata dalla STASI – la polizia segreta di Stato – di Erich Mielke: grazie a trasferimenti forzati, minacce e arbitri compiacenti la compagine Weinrot conquistò ben 10 campionati consecutivi.
Uno dei suoi più grandi talenti, Lutz Eigendorf, fuggì all’Ovest e fu per questo rintracciato e ucciso dagli stessi agenti segreti che lavoravano anche per la squadra.
Anche a Ovest non mancarono episodi imbarazzanti: il professionismo, pur in enorme ritardo rispetto al resto del continente, era finalmente arrivato nel 1963 con la nascita della Bundesliga, campionato a cui partecipavano tutte le squadre della cosiddetta “Germania libera”.
Nel 1965 all’ultimo fu ripescata in massima serie l’improbabile compagine del Tasmania Berlino, una mossa politica dettata dalla necessità di avere una squadra berlinese in campionato.
Peccato che la squadra fosse davvero poco attrezzata, e dopo aver esordito – con vittoria – davanti a oltre 80.000 tifosi finì per perdere quasi tutte le gare a cui partecipò, stabilendo una sfilza di record negativi tutt’oggi imbattuti.
Appena 8 punti conquistati, soltanto 2 vittorie e ben 28 sconfitte, la miseria di 15 gol segnati contro i 108 incassati e un rapido decadimento negli anni a venire, nel tentativo di riconquistare quella gloria mai davvero raggiunta.
Germania Est e Germania Ovest si trovarono di fronte ai Mondiali del 1974 organizzati in casa di questi ultimi: per l’occasione il partito comunista concesse diversi visti ai tifosi affinché potessero attraversare il muro di Berlino per assistere alla gara che si disputò al Volksparkstadion di Amburgo.
Sorprendentemente la vittoria andò ai tedeschi orientali, che si imposero per 1 a 0 grazie al gol di Jurgen Sparwasser: divenuto un eroe nazionale, si sarebbe poi trasformato in traditore nel 1988, fuggendo all’Ovest approfittando di una partita tra veterani.
Tornando ai Mondiali, nel 1974 la vittoria finale va alla Germania Ovest di Franz Beckenbauer e Gerd Muller, tra i più forti calciatori di sempre.
È il secondo titolo mondiale dopo quello del 1954, il terzo arriverà nel 1990 con il Paese da poco riunito: come nel caso del “Miracolo di Berna” un’altra vittoria significativa, importante non soltanto a livello calcistico.
La Bundesliga oggi
Dopo aver sofferto un discreto decadimento negli anni ’90, per via anche dell’età media elevata di molti dei suoi campioni, la Germania decide di rilanciare il suo calcio attraverso la cura e la crescita dei giovani futuri campioni, attuando un programma di rilancio che parte dalle scuole e prosegue poi nei centri giovanili e nelle seconde squadre.
Pur se il campionato non presenta alcun tipo di limitazione riguardo la nazionalità dei giocatori da ingaggiare, sono moltissimi i giovani tedeschi che puntualmente emergono ogni anno per imporsi ancora in verde età come campioni affermati.
Questo è il caso di Thomas Müller ad esempio, o del portiere Manuel Neuer, considerato il più forte al mondo, e pure di Mario Götze, autore del gol decisivo che ha dato alla Germania il suo quarto titolo mondiale lo scorso luglio in Brasile.
Mai come in questo caso si può parlare della vittoria di un intero movimento, che ha radici solide e che è capace di produrre un campionato davvero competitivo.
Numerose sono le squadre tedesche che meritano una citazione, il Bayern Monaco su tutte: la compagine bavarese ha vinto 25 titoli nazionali e ben 5 volte la Coppa dei Campioni, consecutivamente dal 1973 al 1976.
Fiere rivali del Bayern sono il Borussia Dortmund, vincitori anch’essi di una Coppa dei Campioni, e in passato il Borussia Mönchengladbach prima e il Bayer Leverkusen poi: quest’ultima squadra appartiene da sempre al colosso farmaceutico Bayer e fu fondata da un dipendente della stessa azienda nel novembre del 1903.
Un’altra squadra che merita di essere nominata è l’Amburgo, unica compagine sempre presente dalla fondazione della Bundesliga ad oggi in massima serie, mentre una menzione la meritano anche due squadre che attualmente sono in Zweite Liga, la seconda serie del sistema calcistico tedesco.
Il RasenBall Lipsia è una compagine ricca e ambiziosa di proprietà della multinazionale Red Bull, e si sfida per la promozione in massima serie con il suo opposto, il St. Pauli, club meno ricco e vincente di Amburgo, diventato un fenomeno cult dopo l’opposizione dei suoi tifosi alla politica di sgombero delle case popolari.
Lo spirito ribelle, proletario e romantico è uscito dai confini del quartiere del porto e ha contagiato tutti gli aspiranti di un altro calcio ancora possibile.
Attualmente i “pirati” possono vantare club di tifosi in tutto il mondo (in Italia c’è il St.Pauli Club Zena) grazie all’estrema simpatia che suscita il modo originale e romantico che hanno di intendere il calcio.
Numerosi sono stati i campioni che la Germania ha espresso nel calcio.
Da Franz Beckenbauer, 2 volte Pallone d’Oro e vincitore del Mondiale sia come giocatore che come Commissario Tecnico, a Gerd Müller, autentica macchina da reti negli anni ’70.
Da Fritz Walter, capitano della Germania del 1954, al trio Brehme, Klinsmann e Matthaus, trionfatori nel 1990, senza dimenticare i grandissimi portierei Maier, Schumacher e Kahn, il funambolico Pierre Littbarski, il maestoso Günter Netzer e l’estroso Helmut Rahn.
Nella rosa Campione del Mondo 2014 sono presenti Shkodran Mustafi, di origine albanese, Sami Khedira che ha radici tunisine, Mesut Özil che invece viene dalla Turchia, il difensore di origini ghanesi Jerome Boateng e le punte con avi polacchi Lukas Podolski e Miroslav Klose: quest’ultimo, con 71 reti realizzate, è il miglior marcatore di sempre della Nazionale Tedesca.
Pionieri del football: il libro
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